Per welfare aziendale si fa riferimento a una vasta gamma di servizi legati al benessere dei dipendenti, non soltanto riferito al lavoro in sé ma con una visione molto più ampia.
Originariamente con welfare si intendevano sussidi ed assistenza sociale mentre oggi è, a tutti gli effetti, parte della strategia di employer branding e aiuta a rendere l’azienda competitiva, attrarre nuovi talenti e fidelizzare i dipendenti e i collaboratori.
Se prima il concetto di benessere aziendale andava a coprire servizi in ambito di vita personale (dai trasporti, ai viaggi, iniziative culturali, servizi per benessere fisico, ecc..) quest’ultimo anno stravolto dalle conseguenze della pandemia, ha radicalmente cambiato la percezione di welfare.
L’assistenza sanitaria nella sua forma più ampia è diventata una priorità (ad esempio includendo assicurazioni specifiche per l’eventualità di contagio). Lo smart working ha camnbiato la vita quotidiana delle famiglie dando spazio a misure dedicate alla cura dei figli, o degli anziani. Le attività ricreative e i servizi legati al benessere sono stati interrotti dalle lunghe chiusure forzate. In questo contesto l’assistenza psicologica è diventata non solo un “di più” ma una prorità, sia per quanto riguarda l’ambiente lavorativo che per quel che concerne la sfera individuale e privata, fortemente impattate da lock down e misure restrittive che hanno limitato la libertà individuale e la socialità.
Aiutare i propri dipendenti ad affrontare la pandemia, gestire le fatiche da smart-working con i famigliari a carico, conciliare le esigenze di socialità con le restrizioni, sono alcune delle nuove necessità dove un supporto da parte dell’azienda potrebbe essere un elemento di fidelizzazione importante.
Il pacchetto di welfare si declina prevalentemente in sostegno psicologico individuale ma può trovare applicazione all’interno di programmi che prevedano gruppi di lavoro (in presenza o remoto).
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