Caso Morisi e la droga dello stupro, un vero e proprio allarme sociale.
I recenti fatti di cronaca legati all’utilizzo di nuovi stupefacenti quali il GHB (la cosiddetta “droga dello stupro”), unitamente all’aumento della violenza e dei femminicidi, fotografano una realtà sempre più difficile da gestire, frutto di frustrazione crescente causata da restrizioni e continui cambiamenti necessari per combattere la pandemia.
Tutti questi fenomeni purtroppo esistiti anche prima ma che, in questo contesto post-traumatico non elaborato, esplodono diventando sempre più frequenti.
L’aumento della violenza e dei femminicidi sono frutto della pandemia e ad esserne colpite sono soprattutto le grandi città.
Questo aumento di violenza e sfruttamento di droghe come quella dello stupro, riguardano soprattutto le grandi città in quanto luoghi maggiormente esposti a fattori di stress legati ad alienazione ed ansia da prestazione individuale e professionale.
Siamo di fronte a un allarme sociale che continuerà a crescere se non verranno attuati programmi di supporto e tutela alle categorie psicologicamente più fragili.
L’incremento di droghe e aggressività represse, sono la punta di un iceberg di un disagio diffuso che va affrontato e gestito con strumenti di sensibilizzazione, formazione e nuovo welfare, per raggiungere le persone nelle diverse fasi della propria vita, dunque lavoro, scuola, sport e famiglia.
Diventare resilienti si può, ma bisogna guardare a modelli più sani e vincenti per allenare la propria capacità di rimanere flessibili agli urti della vita.
Lo hanno ricordato i recenti successi ottenuti dai nostri connazionali in campo artistico come i Maneskin agli Eurovision o sportivo con i nostri atleti che hanno fatto faville in competizioni come gli Europei di calcio, le Olimpiadi, le Paralimpiadi e l’Europeo di Pallavolo, dimostrando un lato dell’Italia che anche sotto stress, riesce a reagire dando il meglio di sé.
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